26 aprile 2006

Se l'hosting gratuito non basta più

Anni fa Geocities fece scoppiare la moda dello spazio internet gratuito. Tutti potevano costruirsi un sito senza spendere una lira.... e lo facemmo in tanti, e in modi diversi.
Alcuni presero la cosa come un esercizio fermandosi a delle pagine con degli orribili cartelli "lavori in corso": i loro siti rimasero online quasi come delle cattedrali nel deserto, dei progetti iniziati e mai finiti...un po' come i lavori tra Barberino e Roncobilaccio!
Altri realizzarono il sogno della propria vita: raccontare al mondo tutti i dettagli della propria collezione di oggetti assurdi...accorgendosi magari dopo un annetto che quel sito non avrebbe mai interessato più di 20/30 persone...
Pochi, pochissimi fortunati invece iniziarono per gioco, parlando del loro argomento preferito, e riuscirono ad interessare un discreto numero di persone...fino ad arrivare ad esaurire lo spazio regalato da Geocities ( o da chiunque altro ).
Di questi, la maggioranza passò ad hosting a pagamento italiani che, per un prezzo abbastanza basso, offrivano spazio infinito (tipo Aruba), e furono contenti così.

Ma pochi di loro (me compreso) furono messi di fronte ad un problema di cui non si erano mai interessati prima: il traffico mensile.

In Italia infatti tutti sono buoni, bravi, cari e a basso prezzo....finchè non si comincia a parlare di siti che generano parecchio traffico. Nel mio caso si parlava di un sito che generava (e genera tuttora) circa 500Gb di traffico al mese. Qualunque servizio di hosting, di fronte a questo traffico, sparava cifre assurde!

E allora? Allora......mia nonna cantava sempre "mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar"....e proprio questo ho fatto. Solo non si tratta di lire ma di dollari. L'hosting negli Stati Uniti è, ovviamente, anni luce avanti a noi, e i prezzi sono sicuramente più adatti all'internet moderno.

Quindi ecco la ricetta: 99$ al mese per il noleggio di un intero server Linux con 40GB di Hard Disk e, udite udite, 1000Gb di traffico mensile. Certo, gestire il proprio server non è una passeggiata, ma di sicuro c'è tanto da imparare e, se si rinuncia ad un paio di pizze al mese, se ne guadagna in velocità del sito e, soprattutto, nel non avere quasi alcun limite alle proprie idee visto che nel contratto che viene virtualmente firmato tra le due parti c'è chiaramente scritto che l'unico responsabile di TUTTO quello che succede sul server è chi lo prende a noleggio, non l'azienda che lo fornisce. Ah, dimenticavo anche che nella cifra è incluso anche un servizio di assistenza pari forse a nessuno, dove i problemi vengono risolti in poche ore qualunque sia il giorno: anche a Natale.

Chiudo citando l'azienda che permette tutto questo, una delle aziende leader nel settore, le cui server-farm (ne hanno due) sono composte da un totale di 30.000 server e generano circa il 2% dell'intero traffico internet Americano (e non è poco, credetemi): Ev1servers.net .


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